Einstein Copernico
CAPITOLO
1
“La
disgrazia”
Era
tutto tranquillo, quella buia notte facilitava il sonno agli abitanti
del quartiere di
Zampa
pelosa.
Ma
quella notte nonostante l'atmosfera piacevole si respirava un'aria
strana, un'aria felina ...
Nessuno
sapeva, nemmeno sospettava la disgrazia che doveva accadere nel
magnifico paese della Bettonia.
Infatti
da pochi giorni girava uno strano gatto,
strano
perchè non parlava mai con i suoi simili e nemmeno si avvicinava
alle conserve di Aringhe. Tutti i cani e anche i gatti iniziavano ad
avere paura che da li a breve sarebbe successo qualcosa di veramente
terribile.
Infatti
quella notte tutto il quartiere di zampa pelosa sentì un ululato che
niente aveva di lupo.
La
mattina immediatamente seguente Un povero San Bernardo venne
ritrovato morto nella sua stessa cuccia con ancora mezza ciotola
piena della sua stessa cena.
Non
ci volle molto perchè arrivasse la polizia ad investigare.
Incominciò
ad annusare il Tenente venuto dalla città Einstein.
CAPITOLO
2
“L'arrivo
della polizia”
“Tenente
Einstein, Polizia Canide”
Aveva
ripetuto più volte Einstein ma nessuno pareva volesse ascoltarlo più
di quel tanto.
Dopo
un'accurata visione del luogo del delitto e
del
“canedavere” Si è potuto costatare che l'assassino non era
dicerto un cane perchè mezza ciotola non era stata toccata, e se
fosse stato un cane non si sarebbe mica fatto scappare quella bella
ciotola di mangime!
Ma
se fosse stato un cane questo esclude il furto come movente.
Dopo
qualche minuto apparve alla porta della cuccia uno strano cane che si
chiamava Copernico, strano perchè non sembrava affatto un cane ma
sembrava molto uno Sciacallo dorato.
“Maresciacallo
Copernico, Polizia canide.”
Così
si presentò al Tenente
“Il
Capitano mi ha mandato per aiutarla, Tenente!”
I
due cani fecero subito amicizia, loro non lo sapevano ma erano
fratelli.
Copernico,
una volta arrivato sul posto, iniziò ad annusare senza meta fino a
quando, sulla coda del morto, sentì odore di gatto.
“Tenente,
ci sono gatti in giro?” Chiese
“No,
assolutamente NO! Se no avrei già fatto una strage!”Rispose
Einstein
Tutto
ciò era davvero molto strano, assumeva un'aria sinistra, un'aria
felina.
Capitolo
3
“Le
analisi e l'autopsia”
“Sono
pronti i risultati delle analisi e autopsia?”
Chiese
il tenente ormai ansioso di scoprire i risultati.
“Pronti
Tenente!” Rispose prontamente e decisamente L'agente di Polizia
Scientifica KIDA.
Einstein
si mise a controllare le analisi di rillievo e Copernico L'autopsia.
Dall'autopsia
non risultava assolutamente niente ma dalle analisi di rillievo
risultava che il povero San Bernardo era stato graffiato
violentemente alla gola e alla pancia da un gatto.
La
causa della morte fu attribuita ai graffi alla gola.
“Controllate
accuratamente sotto gli artigli di ogni gatto del quartiere di Zampa
pelosa e dintorni!” Ordinò Il maresciacallo Copernico sotto
istruzioni di Einstein.
Questo
fu l'inizio di indagini, prove, ricerche
e
interrogatori per i due detective fratelli.
Iniziarono
con i gatti e a seguire tutti i cani di piccola taglia.
Quando
finalmente ebbero interrogato ogni singolo abitante di Zampa pelosa e
dintorni
iniziarono
Con le vere e proprie indagini .
Incominciarono
a considerare un possibile movente che poteva avere l'assassino per
uccidere il San Bernardo BOBBY.
E
fu allora che a Copernico venne l'illuminazione.
Capitolo
4
“Una
falsa speranza”
“Forse
l'assassino quando ha ucciso Bobby è scappato” propose Copernico e
per tanto tempo fu l'opinione generale.
Però,
arrivati a questa conclusione, i due cani non seppero più cosa fare
finché , un giorno, Einstein si accorse che stavano perdendo solo
tanto tempo prezioso e fu allora che, come nell' Iliade accadde l'ira
di Achille, scoppiò l'ira di Einstein.
“Non
posso credere che che per così tanto tempo hai seminato così tante
prove fasulle!”
Einstein
era così tanto infuriato che non poteva credere al proprio naso!
“Su
tenente” Lo tranquillizzò Copernico
“Ormai
è successo e non possiamo tornare in dietro ma forse...”
allora
Copernico pensò di aver capito tutto come stava e partì al galoppo
verso il maneggio, lui credeva che il giusto gatto poteva essere lì,
in quel punto.
Lo
voleva trovare a tutti i costi, pur rimettendoci la sua bellissima
coda a riccio, era deciso a smascherare quel gatto. Anche se il gatto
non avesse avuto una maschera lo avrebbe smascherato lo stesso, lo
faceva per il povero Bobby.
Arrivato
al maneggio, si sedette e aspettò che il “Crimigatto” si fece
avanti.
Ma,
dopo ore che aspettava, il gatto non venne fuori neanche a provare a
parlare in gattese.
Allora
corse indietro alla centrale per presentarsi di nuovo al tenente e lo
implorò di farsi fare un mandato di perquisizione e uno di cattura
per trovare il gatto colpevole della tragedia.
In
poco tempo Einstein si procurò i due mandati e, con una scorta di
cinque zampa-pattuglia, raggiunse il collega fratello al maneggio per
perquisire la zona e trovare l'assassino.
Ma
dopo aver attentamente perquisito la zona e non aver trovato niente
si resero conto di aver preso un'altra pista falsa che non portava a
un bel niente.
I
due coraggiosi e avventurosi cani detective ritornarono subito in
centrale. Ma stavolta non persero tempo in chiacchiere e si misero
subito a pensare a qualcosa di buono.
In
questo momento, stranamente, ad Einstein
venne
una buona idea.
Capitolo
5
“Una
buona idea”
Infatti,
proprio in quel momento, quando tutto sembrava perduto, ad Einstein
venne una buona idea:
“Jack
con John, sul monte andò
ma
perché poi lo ammazzò” Fu questa la sua grande idea.
Perché
poteva anche darsi che sia stato uno che conosceva bene, e con cui
andava anche d'accordo, ad ucciderlo. Però poi hanno iniziato a
litigare e il suo amico, che se lo aspettava, lo ha ucciso ed è
anche probabile che il litigio fu stato un incidente voluto
dall'assassino per giustificare la sua ira e procurarsi il movente
per ucciderlo.
Allora
quel simpatico “motivetto” poteva anche diventare:
“X
con Bobby, sul monte andò
ma
perché poi lo ammazzò”
arrivati
a questo punto tenente e maresciacallo iniziarono a sospettare
seriamente all'omicidio premeditato e che Bobby aveva un appuntamento
con l'assassino e che probabilmente non era stato ucciso nella sua
stessa cuccia ma da un'altra parte e che poi il gatto assassino lo
abbia trasportato fino alla sua cuccia tirandolo per la coda e così
si spiegava anche come mai il primo giorno annusava odore di gatto
sulla coda.
“Ma
certo” Esclamò Copernico “può essere andata benissimo così! Un
vero peccato non averci pensato prima al posto di seminare prove
fasulle a destra e a manca!” Copernico era troppo eccitato per
stare lì a fare niente.
Forse
ora ce l'avevano fatta.
Forse
ora erano sulla strada giusta.
I
due cani da quanto erano contenti che non capivano più neanche di
star per concludere un caso di omicidio.
A
quel punto bisognava solo più trovare il giusto “crimigatto”,
trovare il vero luogo del delitto e trovare dei testimoni che
potessero confermare che Bobby era la e che potessero anche
confermare di averli sentiti litigare.
Ora
avevano già tutto pronto tranne assassino e testimoni per il resto
avevano modo, opportunità e movente.
Quindi
si misero ad annusare cercando prove che potessero incastrare il
gatto giusto.
Capitolo
6
“Un
possibile assassino”
I
due cani avevano già fatto moltissima strada e, arrivati a questo
punto, bisognava cercare a tutti i costi l'assassino.
I
principali sospetti si aggiravano verso il gatto arrivato da pochi
giorni.
Ma
c'era un unico problema: se era arrivato da poco, Bobby come faceva
ad esserli amico se non ha potuto avere il tempo di conoscerlo?
La
cosa più probabile era che un suo vecchio conoscente abbia
approfittato della situazione per uccidere Bobby e incastrare il
nuovo arrivato. Anche questa non era una cattiva idea.
Allora
i due cani fecero la stessa domanda a tutti i gatti della zona
“Andava
d'accordo
con Bobby”
Quasi
tutti i gatti risposero di sì tranne tre che avevano risposto “Io
non andavo molto d'accordo con lui perché non lo conoscevo bene”.Tra
quei tre c'era anche il famoso gatto misterioso che, essendo arrivato
da poco, non poteva conoscerlo tanto bene.
Allora
a Copernico venne un'altra idea
“Forse
quel gatto è venuto in città per aiutare un suo amico che era amico
di Bobby e lo voleva morto” questo poteva spiegare tutto.
I
due investigatori si misero a controllare tutto le parentele e le
amicizie di tutti i gatti della Bettonia ma non trovarono niente.
Allora
decisero di chiedere ad un cane che ne sapeva più di loro sulle
amicizie di Bobby:
sua
Madre.
Capitolo
7
“La
madre di BOBBY”
La
madre di Bobby abitava nel quartiere accanto. Il quartiere accanto si
chiamava “OLFATTO FELINO” e veniva chiamato così perché era
abitato all' 85% da gatti e la cosa infastidiva molto i due giovani e
audaci cani.
Nonostante
ciò riuscirono a trattenersi dal rischio di commettere una strage.
La
madre di Bobby si chiamava Cassy Opea.
Ed
era un San Bernardo abbastanza basso ma molto peloso.
Iniziò
Copernico a farle le domande
“Bobby
aveva appuntamenti con dei gatti di recente?” Aveva chiesto
Copernico
“Sì,
ne ha avuto uno la sera in cui è stato ucciso” rispose la madre di
Bobby
“E
lei ci può dire dove aveva l'appuntamento?” Chiese Einstein
“Certo
che posso! Seguitemi! ” Lei si mise a correre verso la collina che
si affacciava sulla fattoria al confine tra il quartiere “Zampa
Pelosa” e “Olfatto Felino”.
Scoprirono
che il gatto con cui aveva appuntamento si chiamava Federico “il
gatto con la coda alambicco”.
Appena
arrivati sul posto i due cani misero i sigilli per evitare che
qualcuno potesse danneggiare ulteriori prove.
Una
volta messi i sigilli iniziarono a raccogliere le impronte e cercare
di annusare l'odore di Federico.
Nonostante
tutto non trovarono niente ma non si arresero subito.
CAPITOLO
8
“L'interrogatorio
a
Federico”
Così
i due cani si recarono immediatamente alla casa di Federico dove lo
trovarono con addosso un bellissimo vestito.
Iniziarono
a presentarsi e così iniziarono l'interrogatorio.
“A
che ora vi siete incontrati con Bobby?”
Chiesero
“Verso
le nove e mezza e l'ho lasciato verso le nove e quarantacinque.”
Rispose senza esitare Federico.
Allora
i cani chiesero anche: “Avete litigato?”
“Assolutamente
no!Abbiamo passato tutto il tempo a mangiare crocchette in un Bar e
poi siamo andati sulla collinetta a giocare a “Canopoly”!”rispose
l'amico di Bobby.
Evidente
i due cani avevano preso una pista sbagliata.
Ma
allora dopo quell'incontro, chi aveva incontrato Bobby?
Questa
domanda allora si fecero i due investigatori e la stessa domanda
posero alla madre di Bobby che ormai ansiosa di scoprire chi aveva
ucciso suo figlio.
Alla
domanda la madre di Bobby rispose che aveva appuntamento con qualcuno
di cui evidentemente temeva talmente tanto al punto di non confidarsi
neppure con sua madre.
Nonostante
ciò si era confidato con un suo caro amico che avrebbe di certo
testimoniato:
Si
chiamava Alfred il pappagallo chiacchierone.
Capitolo
9
“Il
mio nome è
Alfred”
Alfred
nonostante si dicesse che fosse un gran chiacchierone era uno di quei
tipi che fa' picere se parlano.
Era
dunque un volatile molto simpatico che andava a corto di ali ma
perdeva tempo in chiacchiere.
Quando
arrivarono i due cani Alfred, che oltre ad essere chiacchierone era
anche colpito da una forte miopia, ebbe alcune difficoltà a
riconoscere Copernico e Einstein come due Cani.
“Tenente
Einstein, Polizia Canide” si presentò Einstein “Il signor...”
“Alfred!”
Rispose subito il pappagallo che, nell'ansia del momento, iniziò a
cercare di identificare quella specie di animale che gli si
presentava davanti.
Trovandolo
un po' spaesato, Copernico, cercò di tranquillizzando con qualche
chiacchiera e solo dopo aver incominciato si rese conto di aver
commesso un'errore molto grave.
Quindi
Einstein iniziò l'interrogatorio:
“Qualche
tempo fa', Bobby vi confidò che sarebbe dovuto andare ad un
appuntamento dopo aver visto Federico?”
“Sì!
Me lo ricordo perfettamente! Infatti fu il giorno in cui accompagnai
un altro mio amico cane alla toilettatura cani e me lo ricordo bene
perché il commesso gli aveva fregato 8 crocchette!!!”
Rispose
subito il pappagallo senza esitare.
“Vi
aveva anche detto il nome di colui che lo aveva invitato?” Chiese
Copernico
“Sì
che me l'aveva detto ma io non prestavo attenzione … Mi pare che
iniziasse con la R e poi finisse sempre con la R. Doveva essere uno
dei collaboratori di quel nuovo gatto arrivato da poco!”
Rispose
subito Alfred.
A
quel punto i due cani si alzarono in piedi di scatto, ringraziarono e
partirono verso la centrale e subito dopo all'anagrafe per fare dei
controlli di Micro-Chip.
Le
indagini erano quasi concluse.
Capitolo
10
“Quello
strano cane...”
Sfortunatamente
i due cani non trovarono nessun gatto che, secondo l'anagrafe,
iniziava per R e finiva per R ma invece c'era un solo cane che aveva
tutte e due le R: era un pastore bergamasco anche lui arrivato da
poco.
Si
chiamava Roger.
E
un'altra cosa era strana: il fatto che un giorno prima dell'arrivo di
quel pastore tedesco fosse morto un altro Roger che era però un
gatto e quando arrivò Roger cane arrivò anche il gatto misterioso
ed era quindi possibile che lo abbia ucciso Roger il cane e che poi
il gatto misterioso lo abbia portato via tirandolo per la coda fino
alla sua cuccia.
L'unico
problema era trovare Roger cane perché risultava scomparso due
giorni dopo l'omicidio.
Quello
che ora fecero i due cani fu andare all'agenzia viaggi della Bettonia
e vedere dove si era diretto Roger.
Quello
che scoprirono li lasciò perplessi perchè lui se ne andò lasciando
come nuovo indirizzo quello di un buca delle lettere.
Le
indagini comunque dovevano andare avanti e senza troppe interruzioni.
A
loro mancava solo un tassello del puzzle per trovare l'assassino e
per la trappola dovevano solo usare un po' della loro fervida
fantasia che era nei loro cervelli.
Capitolo
11
“Un
piccolo Aiuto”
I
due cani dovevano trovare a tutti i costi quel dannato assassino che
ormai cercavano da tre giorni. Ma avevano pochi indizi a loro
disposizione: sapevano che l'assassino era un gatto, sapevano che un
gatto era scomparso e tre giorni dopo un cane era apparso ma non
sapevano di più se non che la madre di Bobby aveva dato loro un
aiuto molto grande a favore delle indagini.
Forse
però serviva loro un altro piccolissimo aiuto che potesse esser loro
di grande aiuto ma non riuscirono ancora a trovare il famoso Roger
che era appena apparso nel loro quartiere e senza di lui
probabilmente il caso non poteva essere finalmente chiuso.
Dovevano
veramente darsi da fare se volevano trovare l'assassino di Bobby.
Oppure potevano fare affidamento sulla fortuna.
Infatti
la fortuna colse ora i nostri due cani nella piena disperazione.
I
due cani ora avevano quindi un problema: il movente dell'omicida e
per risolvere il dubbio bastò ad Einstein guardare il giornale.
In
prima pagina c'era:
“Esce
10 anni prima dalla prigione grazie ad uno sconto di pena dovuto alla
buona condotta”.
Questo
fece accendere un lampadina ad Einstein che andò di corsa in
centrale per veder i registri delle persone arrestate negli ultimi
anni.
Ormai
aveva scoperto il movente e l'assassino.
Capitolo
12
“Un
assassino Travestito”
I
due cani ormai indagavano su questo caso da quattro giorni.
Nonostante
ciò non avevano ancora trovato l'assassino di Bobby e avrebbero
fatto di tutto per trovarlo e farlo confessare.
Copernico
aveva dato un grande aiuto ad Einstein e Einstein aveva “raddrizzato”
le teorie instabili di Copernico.
Quella
coppia di detective era davvero unica ma a loro restava da risolvere
l'omicidio di Bobby che pareva rimanere insoluto. Fu a questo punto
che i due cani ebbero l'indizio più importante.
Ma
non lo scoprirono loro insieme ma grazie ad un loro vecchio amico che
si chiamava MORGAN.
Morgan
era un grande pastore tedesco che aveva già aiutato Einstein in una
precedente indagine ma questa volta Morgan aiutò i due cani in una
maniera involontaria.
Se
ne accorse Copernico che, guardando nella buca delle lettere, scorse
un invito ad una festa in maschera interamente organizzata da Morgan.
In
un primo momento non ci fece caso ma quando lo raccontò al suo
collega peloso iniziò a pensarci pensò a quando, due giorni prima,
stava correndo pensando
“Voglio
smascherare l'assassino anche se non ha una maschera”.
Quello
fu per lui e Einstein l'aiuto più importante perché allora capirono
che il gatto sparito e il cane che era arrivato erano in realtà lo
stesso animale solo che il cane aveva addosso un costume.
A
questo punto non restava da far altro che trovare l'abitazione del
cane Roger e tendergli la trappola che ormai Einstein aveva in mente.
“Ma
quando lo troveremo come faremo a smascherarlo o a farlo confessare?”
Chiese ansioso Copernico
“Non
ti preoccupare amico. Tu pensa a trovarlo e procurati una foto del
Roger gatto e io penserò alla trappola.
Ho
delle idee in mente!” Rispose Einstein.
Ora
i due cani avevano finalmente trovato l'assassino e il movente era
ovvio e avevano anche l'opportunità e il mezzo.
Dovevano
solo tendergli la trappola.
Capitolo
13
“Una
trappola di
Einstein”
Copernico,
dopo due ore passate in ricerche, non aveva ancora trovato il
nascondiglio di Roger e allora decise di fare una telefonata da una
canina telefonica diretta al suo caro amico MORGAN. Ma lui non
rispose, anzi, rispose la segreteria telefonica di Morgan che diceva
“Sono Morgan, Se non mi trovate lasciate un messaggio dopo
l'ululato. Grazie.”
Allora
Copernico si mise a pensare .
E
pensò di andare all'agenzia dell'entrate per vedere la copia del
passaporto che Roger aveva dovuto consegnare per poter entrare nel
Paese della Bettonia.
A
questo punto Copernico vide il nome dei genitori e dove abitavano
così poteva andare a fare loro visita in cerca di spiegazioni che
solo loro potevano fornirgli come ad esempio dove lui abitava e via
discorrendo.
Ma
prima di fare ciò decise di fare un salto alla centrale di polizia
per dare al collega lo foto di Roger gatto.
Einstein
fu molto contento del lavoro svolto dal suo fedele Maresciacallo e
gli raccomandò di trovare il suo nascondiglio al più presto
possibile perché lui si era già accordato con dei suoi amici per
preparare la trappola entro 3 ore.
La
loro trappola infatti era un costume da Roger gatto.
E
Einstein aveva pensato che se si fossero incontrati con Roger Cane
con il costume da Roger gatto quello avrebbe spinto la zampa
dell'assassino a togliersi la maschera e una volta tolta la maschera
loro avrebbero tolta anche la loro di maschera e quindi si sarebbe
automaticamente messo in trappola davanti a degli ufficiali di
polizia.
E
fuori dall'edificio dell'incontro ci sarebbero state della auto di
polizia pronte ad acchiappare il gatto ne caso avesse voluto
scappare.
Questo
era un ottimo piano però ora era tutto nelle zampe di Copernico che
doveva trovare a tutti i costi quello stramaledetto nascondiglio di
Roger.
Allora
chiese ai genitori di Roger, che erano anche quelli maschera, se loro
sapessero dove stesse a vivere loro Figlio Roger.
Loro
erano una coppia anziana e perciò non ci furono problemi nel farli
parlare e Copernico ottenne le risposte che cercava.
Ebbe
anche segnato le risposte su un suo taccuino le risposte date dalla
coppia di anziani.
Una
volta finito l'interrogatorio ritornò in centrale dal suo collega
peloso.
Appena
arrivato fu subito assalito dalle domande di Einstein “Ce l'hai
fatta? Ti hanno risposto? Dov'è nascosto Roger?...”
Lo
bombardò Einstein
“Ho
capito, ho capito BASTA!!! Ho avuto tutte
le
informazioni del caso ora lasciatemi respirare e poi dirò tutto
quello che ho ottenuto.” Questo bastò a placare le domande di
Einstein per 10 minuti al termine dei quali rincominciò a fare
domande solo che sta volta
Copernico
rispose alle domande del superiore.
Dopo
aver risposto all'infinità di domande di Einstein, Copernico vide
per la prima volta la loro gigantesca trappola per Roger.
Era
un gatto costume gigante molto somigliante al vecchio Roger (gatto) .
Einstein
si fece portare davanti al nascondiglio di Roger una scorta di 10
zampa-pattuglia che, mentre si mettevano in posizione di agguato in
caso il gatto avesse voluto scappare,
Una
pattuglia aggiuntiva di stilisto aiutò Einstein e Copernico a
indossare il loro costume unico gigantescamente gattesco.
Entrarono
nell'edificio dove aspettarono Roger e quando esso arrivò Einstein e
Copernico dissero “Heilà, Roger Ci conosciamo noi?”
E
Roger naturalmente frustrato dal fatto che qualcuno avesse
miracolosamente trovato il suo nascondiglio rispose “Questa faccia
gattesca in effetti mi ricorda vagamente qualcuno!”
“Ah.
Davvero?” Continuarono i due investigatori in incognito “Davvero
questa faccia ti ricorda solo vagamente qualcuno?”
Eppure
ci conosciamo fin troppo bene noi due!
Non
trovi?”
“Adesso
finiscila di prendermi in giro, Chi sei tu?” Domandò infastidito
Roger
“Io?
Chi sono? Non mi riconosci? Sappi solo che anche io mi chiamo Roger
proprio come te!”
Replicarono
i due coraggiosi cani
“Davvero?
Molto interessante e come mai siete qui?” Domandò frustrato e allo
stesso tempo incuriosito Roger
“Per
farti cercare di ricordare una cosa.”
Continuarono
Tenente e mareciacallo
“Quando
è stato ucciso Bobby io ero scomparso e miracolosamente sei apparso
tu!”
“E
allora?” Osservò Roger
“E
allora sei proprio sicuro di non conoscermi?” Domandò ancora
Einstein
“In
effetti sì” Si infuriò Roger che saltò addosso al gigantesco
gatto finto che aveva davanti solo che una volta strappato l'enorme
travestimento i due poliziotti vennero fuori e Einstein disse una
sola parola che mise fine alla battaglia di Detective contro Roger:
“Agenti !”
Al
risuonare di quella parola una trentina di cani corsero in aiuto ai
detective schiacciando Roger che però non si fece niente dato che
portava il costume da cane.
Era
ormai tutto chiaro.
Roger
era caduto nella trappola.
Il
caso era quasi chiuso non mancava che la sua confessione e l'arresto.
Capitolo
14
“L'arresto”
Ormai
L'assassino si era automaticamente auto-tradito, era caduto nella
trappola di Einstein, e quest'ultimo aveva raggiunto il suo scopo.
Ma
non ce l'avrebbe mai fatta senza l'aiuto del suo fido collega
Copernico che aveva avuto lui la maggior parte delle idee, non
sempre vere ma quelle non a posto sono sempre state utili.
“Come
lo avete scoperto?” Chiese ormai ansioso Roger
“Abbiamo
avuto molta fortuna in questo caso”
Rispose pieno di orgoglio Einstein
Rispose pieno di orgoglio Einstein
“Già”Continuò
Copernico” “Non riuscivamo a toglierci dalla testa che
l'assassino fosse ancora all'interno del quartiere e avevamo
ragione!”
“Bravi!
Ma come potevate sapere che indossavo un costume?” Chiese Roger
E
anche sta volta fu Copernico a rispondere:
<<Per
questo dovrà ringraziare un nostro caro amico Pastore Tedesco e un
semplice invito che ho trovato io stessa all'interno della nostra
buca delle lettere alla centrale di Polizia:
Era
un'invito ad una festa in maschera!!!>>
“Capisco...”
Replicò Roger.
“In
quanto al movente era fin ovvio!
Voleva
incolpare dell'accaduto quel gatto misterioso visto che è arrivato
da poco.
E
lei sapeva che lui si chiama Pantaleone e sa anche che proviene da
un'associazione chiamata CAI (CaniAll'Inferno) e lei è di tendenze
pacifiste e crede talmente nei suoi ideali tanto da uccidere un innocente anche se così lei non ha fatto giustizia ma ha peggiorato la situazione. Per questo ha assassinato
Bobby: Per incriminare un'altro!”
“Purtroppo
avete ragione: la politica mi ha montato la testa tanto da uccider un
altro!”
Confermò
Roger
“Anche
l'occasione è fin troppo chiara!”
Continuò
Einstein
“Lei
fa parte di una società “Candestina” del mondo del
controspionaggio e quindi lei sapeva Che quella notte Bobby aveva un
appuntamento con Federico e ha approfittato della situazione!”
“Esatto. Sono fregato” Concluse Roger
Allora
Einstein dovette dire: “la dichiaro in arresto! Lei è accusato di
omicidio!
Ha il diritto di rimanere in silenzio,
Ha il diritto di rimanere in silenzio,
Ha
il diritto di vedere un'autorità giudiziaria entro 96 ore,
Ha
il diritto di informare un avvocato...”.
CONCLUSIONE
“...Ha
il diritto di rivolgersi ad un interprete,
Ha
il diritto di informare i familliari,
Ha
il diritto di rivolgersi all'assistenza medica d'urgenza,
Ha
il diritto di rivolgersi ad un giudice per l'interrogatorio.”
Concluse
così Einstein di leggere a Roger i suoi diritto costituzionali.
E
anche questa volta la legge aveva fatto il suo corso.
E
per qualunque crimine sia stato commesso per il criminale sarà
sempre una
GIUSTIZIA
DA CANI!
FINE
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